Le emozioni stimolano le percezioni dando forma all’arte (2)

Nel precedente articolo, ho trattato brevemente alle caratteristiche della percezione di un’opera artistica dal punto di vista di chi crea questo oggetto artistico, di qualsiasi genere sia.
In questo articolo voglio descrivere le sensazioni ricevute dal soggetto che ammira un’opera d’arte o semplicemente si avvicina essendone incuriosito ad un oggetto artistico. Non considero le motivazioni che spingono il soggetto ad interessarsi all’oggetto, perché ciò che voglio mettere in evidenza sono le tipologie psichiche messe in atto, che poi scopriremo non essere esclusivamente psichiche ma altresì fisiche.

L’influenza della prospettiva sulle emozioni

Siamo tutti d’accordo che ciascuno osserva un oggetto artistico, ad esempio un quadro, da diversi punti di vista. Fisicamente potrà essere alla destra, alla sinistra piuttosto che al centro rispetto al quadro. Ed avrà delle prospettive assolutamente diverse, e di conseguenza delle reazioni psicofisiologiche differenti (considerando il solo soggetto). Quando lo sguardo del soggetto è posato sul quadro, a seconda della prospettiva che il cervello percepisce, esso realizza sulla tela dei punti di riferimento (punti focali) dal quale inizia la costruzione di quella particolare immagine.

Alcuni particolari possono sfuggire, cosicché l’oggetto apparirà parzialmente consapevolizzato. Il quadro di per sé ha già una prospettiva, se questa è osservata in maniera alterata l’effetto che il quadro susciterà sarà differente, e saranno differenti anche gli elementi grafico-geometrici che compongono il dipinto.

Conseguentemente alla costruzione che la corteccia visiva, posta verso la nuca, opera dell’oggetto si scateneranno sentimenti differenti, emozioni legate a ricordi personali differenti, esperienze corporee differenti (movimenti del viso, piccoli movimenti posturali) che accentueranno un giudizio parzialmente o totalmente incompetente sull’oggetto artistico. Qui siamo ancora nel campo dell’istinto, della prima impressione.


Ecco che quindi sorge un primo piccolo problema: l’oggetto non può essere visto da una sola posizione prospettica. Se ci trovassimo difronte ad un’oggetto tridimensionale sarebbe necessario girargli attorno. Dare la possibilità al nostro cervello di operare una coerente costruzione totale dell’opera. Il motivo è semplicissimo, ciò che fisicamente i neuroni non riescono a costruire, la mente, che è il processo che opera la percezione, “rattoppa” letteralmente la visione ed immette degli elementi illusori ed immaginativi. Questi fenomeni alterano l’attenzione sull’oggetto. L’opera potrebbe addirittura risultare non vera all’attività percettiva.


Questo fenomeno ci insegna a non valutare immediatamente l’oggetto, d’istinto, senza l’influsso di altri processi rappresentazionali importanti: come la conoscenza pregressa dell’opera, la conoscenza della storia dell’arte, la professionalità, il saper guardare, l’attenzione canalizzata.

Di questi aspetti ce ne occuperemo nel prossimo articolo. Come dall’istintualità si giunge alla consapevolezza reale dell’opera.

Buona vita a tutti.

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